L’Oss e l’informativa sulle infezioni ospedaliere
L’Oss, come gli infermieri ed i medici, ma soprattutto i pazienti durante la degenza sono potenzialmente esposti a rischio biologico di malattie infettive; conoscendo le cause e le tipologie si possono quasi azzerare le possibilità di incorrere o far incorrere a queste malattie.

Cosa sono le infezioni ospedaliere
Chiamate anche con l’acronimo I.O. Le infezioni ospedaliere sono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria. Si definiscono così infatti le infezioni insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione. Sono l’effetto della progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, che se da una parte garantiscono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio di infezioni, dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi corporee normalmente sterili.
Storia delle infezioni ospedaliere
Prima le strutture sanitarie erano il luogo in cui si svolgeva la maggior parte degli interventi assistenziali, a partire dagli anni Novanta in poi sono aumentati sia i pazienti ricoverati in ospedale in gravi condizioni (quindi a elevato rischio di infezioni ospedaliere), sia i luoghi di cura extra-ospedalieri (residenze sanitarie assistite per anziani, assistenza domiciliare, assistenza ambulatoriale).Da ciò nè è derivato l’ampliamento del concetto di infezioni ospedaliere a quello di infezioni correlate all’assistenza sociosanitaria dell’Oss e del personale più strettamente sanitario (infermieri e medici).
“L’amore è come le malattie contagiose; più le si temono e più vi si è soggetti.” Nicolas Chamfort
Conseguenze delle infezioni ospedaliere:
Le infezioni ospedaliere molto spesso determinano un aumento dei giorni di degenza (con costi economici aggiuntivi). Le persone a rischio di contrarre I.O. sono in primis i pazienti e con minore frequenza il personale Oss, il personale sanitario, gli assistenti volontari, studenti e tirocinanti.
Le principali sedi delle infezioni ospedaliere sono:
- 30% VIE URINARIE
- 25% FERITA CHIRURGICA
- 20% BASSE VIE RESPIRATORIE
- 10% SISTEMA VASCOLARE
- 8% PIAGHE DA DECUBITO
- 0,8% OSSA ED ARTICOLAZIONI
I soggetti maggiormente suscettibili sono:
Pazienti sottoposti ad interventi chirurgici (rappresentano il 40% dei ricoverati) che sviluppano il 70% di tutte le infezioni ospedaliere | Pazienti ricoverati in terapia intensiva (rappresentano il 5-10% dei ricoverati) sviluppano il 20-25% delle infezioni ospedaliere |
Trapiantati | Trasfusi |
Ustionati | Prematuri |
Dializzati | Pazienti oncologici |
Immunodepressi o immonocompromessi | Politraumatizzati |
Come si trasmettono le infezioni ospedaliere
- Contatto diretto tra una persona sana e una infetta. Soprattutto tramite le mani, esse sono un veicolo importante di microrganismi. Il lavaggio delle mani è il mezzo più semplice, immediato e sicuramente più importante per combattere la trasmissione delle infezioni, deve essere effettuato in tutte le situazioni in cui può esserci trasmissione di infezioni al paziente.
Esistono tre tipi di lavaggio delle mani, il lavaggio sociale, antisettico e chirurgico.
Il sociale è quello standard, l’antisettico si usa per distruggere la flora transitoria e ridurre la flora residente, infine il chirurgico và fatto prima di interventi chirurgici in misura minore coinvolge l’operatore socio sanitario Oss, in maniera preponderante invece tutta l’equipe che entrerà in sala operatoria. - Contatto tramite le goccioline. Emesse nell’atto del tossire o starnutire da una persona infetta a una suscettibile che si trovi a meno di 50 cm di distanza.
- Contatto indiretto. Attraverso un veicolo contaminato (per esempio endoscopi o strumenti chirurgici).
- Trasmissione dell’infezione a più persone contemporaneamente. Attraverso un veicolo comune contaminato (cibo, sangue, liquidi di infusione, disinfettanti, ecc).
- Via aerea. Attraverso microrganismi che sopravvivono nell’aria e vengono trasmessi a distanza.
Cause:
Per quanto riguarda i microrganismi coinvolti, variano nel tempo. Fino all’inizio degli anni ottanta, le infezioni ospedaliere erano dovute principalmente a batteri gram-negativi (per esempio, e. Coli e klebsiella pneumoniae). Poi, per effetto della pressione antibiotica e del maggiore utilizzo di presidi sanitari di materiale plastico, sono aumentate le infezioni sostenute da gram-positivi (soprattutto enterococchi e stafilococcus epidermidis) e quelle da miceti (soprattutto candida), mentre sono diminuite quelle sostenute da gram-negativi. Inoltre concorrono a costituire rischio, l’utilizzazione ormai sempre più vasta di apparecchiature e dispositivi particolarmente sofisticati, ma spesso troppo delicati o complessi per essere sterilizzati, anche i trattamenti diagnostico-terapeuticiche comportano una notevole depressione delle capacità difensive dell’organismo (ad esempio le terapie immunosoppressive).